Questo lavoro nasce dall’incontro avuto con un’associazione di volontariato di Roma che dal 1993 aiuta e sostiene bambini e adolescenti stranieri in difficoltà, attraverso progetti umanitari di bonifica delle condizioni sociali in cui questi ragazzi vivono, a causa di guerre, carestie, contaminazioni, maltrattamenti e incuria.
Alla base di quest’associazione c’è il convincimento che ogni bambino abbia uguali diritti in tutto il mondo e che sia dovere dell’adulto far in modo che essi vengano rispettati. Questo si traduce, in pratica, nel creare loro delle condizioni ambientali ed emotive adeguate attraverso l’accoglienza temporanea presso famiglie italiane, con dei soggiorni di “risanamento” in zone non contaminate, unitamente ad una nutrizione sana, a una diagnosi di eventuali patologie e ad una creazione di legami affettivi.
Da quell’incontro nel 2012 è nata una collaborazione professionale, materializzatasi in un progetto-pilota chiamato “Nati 2 volte”, da me realizzato e condotto, che vuole essere un percorso psico-educazionale di sostegno alla genitorialità, di condivisione delle problematiche incontrate e di consulenza per le famiglie che “accolgono” i minori provenienti da istituti e case-famiglia della Bie¬lo¬russia e della Moldavia, in modo da creare uno spazio di riflessione sulle dinamiche rela¬zionali che si creano quando una famiglia “accoglie” un bambino, evento che è sia un gesto “riparativo”, sia un elemento “perturbatore” di equilibri preesistenti nel sistema familiare in cui si inserisce.
Il seguito di tale progetto, oggi giunto alla sua terza edizione e battezzato “Genitori 2.0”, nasce da una maggiore consapevolezza delle famiglie di voler rendere “l’accoglienza temporanea” dei minori un progetto educativo condiviso e informato.
Il fine comune di ogni famiglia “accogliente”, per quanto diversa l’una dall’altra, è quello di esercitare una genitorialità competente, flessibile e capace di percepirsi come risorsa per i suoi membri e per chi accoglie, realizzando qualcosa di molto diverso da un’accoglienza basata sull’improvvisazione.
I temi trattati durante gli incontri realizzati con le famiglie hanno riguardato prevalentemente l’interazione della famiglia ospitante con il bambino straniero, la gestione e la regolazione delle emozioni, i comportamenti a rischio devianza come ad esempio il bullismo, le patologie riscontrabili in età evolutiva e l’incidenza degli eventi traumatici sullo sviluppo della personalità, all’interno della cornice teorica dell’attaccamento di Bowlby, che rappresenta la matrice epistemologica da cui trae origine l’impostazione del mio lavoro con le famiglie.
L’obiettivo ultimo del progetto è supportare le famiglie che fanno accoglienza in modo che acquisiscano strategie educative più funzionali a fronteggiare le diverse difficoltà o i momenti di crisi che inevitabilmente si possono ingenerare nell’incontro con persone provenienti da ambienti diversi dal proprio, alla luce di una nuova consapevolezza che sappia utilizzare le problematiche da cui ogni bambino parte, come risorse di una realtà in costruzione e non come vincoli di un destino predeterminato.
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